Illusa - L08042019

6:42, casello autostradale.
Direzione Roma.
Penso a quanti i viaggi fatti assieme, spiandoci nello specchietto retrovisore. Quante le risate, i messaggi inviati di nascosto alla guida.
Quante le volte che questa strada l'hai fatta da solo, ed io ti guardavo da lontano. Quante le volte che questa strada l'ho percorsa da sola, e tu nemmeno lo sai.
Ed io che mi illudevo di esserti entrata nella mente, nei gesti, nelle abitudini, nelle canzoni.
È stata dura scoprire che non c'è un disegno nelle tue azioni. Non ci sono io nel tuo non-disegno.
Quel verso che suonava proprio come me, quella canzone che sembrava fatta proprio al caso mio, quella foto proprio vicino casa mia, quegli occhiali regalati che mai avrei voluto cederti.
Illusa, da e per un anno. Illusa ancora oggi.
Eppure l'ho sempre pensato, l'ho sempre saputo: le persone non cambiano, e se lo fanno, è solo in peggio.
Cambiano per ferirti, per affondare meglio il coltello nel petto. Per essere infiltrati più credibili, piazzare le mine e farle esplodere al momento giusto, portandosi dietro TUTTO.
Lasciando dentro me solo le tue macerie, i resti, gli scarti.

Illusa, perché so che gli scarti li ho sempre avuti indigesti. Non mi accontento delle briciole di cuore, di ritagli di tempo, di carezze vuote e occhi assenti.
E questo è tutto ciò che mi hai sempre e solo concesso.
Non voglio concessioni.
Io voglio cessione totale ed incondizionata, e di questo tu, con me, non sei capace.

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