Nuovi pov - G11062020
Daniele Penna, la legge dell'attrazione, o della risonanza.
Ciò che è sintonizzato naturalmente sulle tue stesse frequenze troverà il modo di arrivare a te.
Quando arriva però non puoi vedere solo quel che ti piace ed escludere ciò che non rientra nei tuoi parametri.
E' quando prendi ogni singolo pezzo che sei in grado di vedere il puzzle finito.
Se non lo fai, l'universo continua a metterti davanti lo stesso tipo di esperienza con la speranza che tu ne tragga un messaggio, e che reagisca nella maniera più proficua per te.
Se ignori i segnali, i segnali ti investiranno e faranno male, più o meno.
Pensavo allora se e quanto sono simili le esperienze, almeno in campo amoroso, che ho fatto finora.
Mi sono chiesta se c'è stato un filo comune, qualche tratto ripetuto che potesse essere un segnale.
Qualcuno ad essere onesta l'ho trovato.
Ma ho trovato anche tanti punti di differenza. Significherebbe che ho affrontato bene le prove che mi sono trovata davanti, e sono potuta passare alle successive?
Tommaso. Era vicino, leggerezza, semplicità, complicità. Sapevo che sarebbe andato lontano, ho accettato la cosa nonostante avessi già vissuto la lontananza (seppur diversa). E' finita anche e soprattutto per questo. Ho compreso la lezione?
Ho sbagliato tante volte con lui, mettendo davanti a tutto il fatto che fosse difficile anche per me accettare la situazione quotidiana e viverla tentando un equilibrio che spesso sembrava scivolarmi via dalle mani. Non ho voluto vedere, e ho visto solo dopo, a danni fatti. Ho voglia di chiedere scusa per questo adesso.
Sono tornata da Luca, decisamente più vicino, ma forse per altri motivi.
Uno? E' stato quello che mi ha spinto a finire una relazione arenata. Volevo, credo, provare a giustificare quel gesto osceno riuscendo a costruire qualcosa con lui. Come a dire: hai visto, stronzetta? Ne è valsa la pena. Hai sbagliato, ma è andata bene e c'era un motivo valido.
E invece non c'è.
Finita perché non riesco a lasciare andare nulla. Ho bisogno di parlare.
Sapevo di non avere il controllo, e avevo il sentore che stessimo cercando cose molto diverse.
Voleva una tranquillità e una pace materiale che io non potevo dargli.
Alla fine non ci ho messo nemmeno tanto stavolta, dopo 2 anni di tira e molla, a vedere la realtà.
Ma avevo imparato qualcosa dalla precedente lezione? O sono caduta nella stessa dinamica per cui io sapevo che non avrebbe funzionato, ma ho provato ugualmente?
Avevano entrambi una forte etica del lavoro, ed erano simili nel senso che non pensavano troppo al futuro. Erano piuttosto proiettati nel presente, nel qui e adesso.
Eppure ho avuto un approccio differente, credo almeno.
Non riesco a capire se ciò che ho fatto con l'uno e con l'altro, a parità di situazione, sia stato sufficientemente diverso o no. E' lì la questione.
Con Luca ho lasciato correre più cose, ho cercato di essere più comprensiva, e per quanto fossi concentrata sul mio malessere, ero disperatamente curiosa di sapere cosa lui provasse. I miei tentativi non erano rivolti tanto al fatto che lui capisse cosa e come mi sentivo io, ma al farlo parlare con me, all'esprimersi.
Era anche differente la persona, senza dubbio. Avrei potuto farlo anche con Tommaso, soprattutto in virtù della diversa complicità. Eppure non l'ho fatto. L'ho fatto dopo.
Poi Debora. Tutta la pazienza, l'ottimismo e la comprensione, sono durati meno, così come ho fatto meno fatica a dire chiaramente come stavano le cose. Non ho voluto girarci intorno e non me la sono presa. Non ho portato rancore, nè a Luca nè a Debora, per ciò che mi sono sentita dire e ciò che mi è stato fatto.
Si può considerare un passo avanti? Un aver imparato la lezione?
Poi Katia, altra frattura in poco tempo.
Ho dovuto cercare di mitigarmi, levigarmi, modularmi. Un passo indietro sembrerebbe rispetto a Debora, come tornare indietro a Luca.
Ma meno egoista, decisamente.
Anche perché non sono stata ferita, forse.
Avevo di mira solo ed unicamente il suo bene, nonostante abbia riconosciuto subito di non poterle dare ciò che lei in quel preciso istante cercava.
Non sono scappata, non ho temporeggiato, sono andata dritta come un treno perché non ho più tempo per queste cose.
Un miglioramento? Che lezione ho imparato?
Qualcosa c'è stato. Meno pressione su me stessa.
Mi alzo presto, sì, ma smetto di dirmi che a quest'ora avrei dovuto fare questo o quello, che sono in ritardo...se sento di aver bisogno di fare altro che studiare, come in questo momento, lo faccio.
Me lo tolgo dalla mente, scarico il peso dalle spalle, e poi torno più concentrata e produttiva di prima a fare ciò che devo, con una carica diversa e sicuramente con molto più interesse.
I'm easier on myself.
Ho meno cose in ballo, ma più facilmente gestibili.
Sì, forse da un anno a questa parte qualcosa l'ho imparata.
Non mi riconosco nemmeno io. E dico così perché prima non avevo la forza di spogliarmi di tutto ciò che rappresentava solo una zavorra per me.
Ora, per quanto "sola", non sento più lo stesso peso.
C'è altro lavoro da fare, senza dubbio, ma sento di essere sulla strada giusta.
Per queste quattro esperienze "negative" è arrivato Andrea, grandissima spinta a lavorare meglio su me stessa.
E forse Luca, chissà. Ho sbagliato tutto con lui perché sin dall'inizio ho sentito nei suoi confronti un istinto materno molto forte. Istinto materno IO, lo so, ridicolo. Ma è così.
Devo ancora capire qualcosa, che forse non ho voluto vedere per un po'.
Lanternino e occhi aperti, concentrazione... ed anche questa verrà risolta.
Sono un fuoco e sto bruciando. I just gotta keep going.
"Ciò che passa tornerà
È come un cerchio che la vita gira"
Da notare come arrivata a Katia ci siano tante brevi frasi. L'interruzione netta, la frattura, che si riflette nella scrittura. Mentre sono stata in grado di parlare più diffusamente e in un certo senso con una maggiore comprensibilità, di Tommaso e Luca.
La cautela nel nominare Andrea. Questa cosa non l'ho mai persa, la cautela. La paura che fosse sempre troppo presto. Beh, spesso mi ha protetta, ha funzionato. I guess that's why it stuck with me.
Ciò che è sintonizzato naturalmente sulle tue stesse frequenze troverà il modo di arrivare a te.
Quando arriva però non puoi vedere solo quel che ti piace ed escludere ciò che non rientra nei tuoi parametri.
E' quando prendi ogni singolo pezzo che sei in grado di vedere il puzzle finito.
Se non lo fai, l'universo continua a metterti davanti lo stesso tipo di esperienza con la speranza che tu ne tragga un messaggio, e che reagisca nella maniera più proficua per te.
Se ignori i segnali, i segnali ti investiranno e faranno male, più o meno.
Pensavo allora se e quanto sono simili le esperienze, almeno in campo amoroso, che ho fatto finora.
Mi sono chiesta se c'è stato un filo comune, qualche tratto ripetuto che potesse essere un segnale.
Qualcuno ad essere onesta l'ho trovato.
Ma ho trovato anche tanti punti di differenza. Significherebbe che ho affrontato bene le prove che mi sono trovata davanti, e sono potuta passare alle successive?
Tommaso. Era vicino, leggerezza, semplicità, complicità. Sapevo che sarebbe andato lontano, ho accettato la cosa nonostante avessi già vissuto la lontananza (seppur diversa). E' finita anche e soprattutto per questo. Ho compreso la lezione?
Ho sbagliato tante volte con lui, mettendo davanti a tutto il fatto che fosse difficile anche per me accettare la situazione quotidiana e viverla tentando un equilibrio che spesso sembrava scivolarmi via dalle mani. Non ho voluto vedere, e ho visto solo dopo, a danni fatti. Ho voglia di chiedere scusa per questo adesso.
Sono tornata da Luca, decisamente più vicino, ma forse per altri motivi.
Uno? E' stato quello che mi ha spinto a finire una relazione arenata. Volevo, credo, provare a giustificare quel gesto osceno riuscendo a costruire qualcosa con lui. Come a dire: hai visto, stronzetta? Ne è valsa la pena. Hai sbagliato, ma è andata bene e c'era un motivo valido.
E invece non c'è.
Finita perché non riesco a lasciare andare nulla. Ho bisogno di parlare.
Sapevo di non avere il controllo, e avevo il sentore che stessimo cercando cose molto diverse.
Voleva una tranquillità e una pace materiale che io non potevo dargli.
Alla fine non ci ho messo nemmeno tanto stavolta, dopo 2 anni di tira e molla, a vedere la realtà.
Ma avevo imparato qualcosa dalla precedente lezione? O sono caduta nella stessa dinamica per cui io sapevo che non avrebbe funzionato, ma ho provato ugualmente?
Avevano entrambi una forte etica del lavoro, ed erano simili nel senso che non pensavano troppo al futuro. Erano piuttosto proiettati nel presente, nel qui e adesso.
Eppure ho avuto un approccio differente, credo almeno.
Non riesco a capire se ciò che ho fatto con l'uno e con l'altro, a parità di situazione, sia stato sufficientemente diverso o no. E' lì la questione.
Con Luca ho lasciato correre più cose, ho cercato di essere più comprensiva, e per quanto fossi concentrata sul mio malessere, ero disperatamente curiosa di sapere cosa lui provasse. I miei tentativi non erano rivolti tanto al fatto che lui capisse cosa e come mi sentivo io, ma al farlo parlare con me, all'esprimersi.
Era anche differente la persona, senza dubbio. Avrei potuto farlo anche con Tommaso, soprattutto in virtù della diversa complicità. Eppure non l'ho fatto. L'ho fatto dopo.
Poi Debora. Tutta la pazienza, l'ottimismo e la comprensione, sono durati meno, così come ho fatto meno fatica a dire chiaramente come stavano le cose. Non ho voluto girarci intorno e non me la sono presa. Non ho portato rancore, nè a Luca nè a Debora, per ciò che mi sono sentita dire e ciò che mi è stato fatto.
Si può considerare un passo avanti? Un aver imparato la lezione?
Poi Katia, altra frattura in poco tempo.
Ho dovuto cercare di mitigarmi, levigarmi, modularmi. Un passo indietro sembrerebbe rispetto a Debora, come tornare indietro a Luca.
Ma meno egoista, decisamente.
Anche perché non sono stata ferita, forse.
Avevo di mira solo ed unicamente il suo bene, nonostante abbia riconosciuto subito di non poterle dare ciò che lei in quel preciso istante cercava.
Non sono scappata, non ho temporeggiato, sono andata dritta come un treno perché non ho più tempo per queste cose.
Un miglioramento? Che lezione ho imparato?
Qualcosa c'è stato. Meno pressione su me stessa.
Mi alzo presto, sì, ma smetto di dirmi che a quest'ora avrei dovuto fare questo o quello, che sono in ritardo...se sento di aver bisogno di fare altro che studiare, come in questo momento, lo faccio.
Me lo tolgo dalla mente, scarico il peso dalle spalle, e poi torno più concentrata e produttiva di prima a fare ciò che devo, con una carica diversa e sicuramente con molto più interesse.
I'm easier on myself.
Ho meno cose in ballo, ma più facilmente gestibili.
Sì, forse da un anno a questa parte qualcosa l'ho imparata.
Non mi riconosco nemmeno io. E dico così perché prima non avevo la forza di spogliarmi di tutto ciò che rappresentava solo una zavorra per me.
Ora, per quanto "sola", non sento più lo stesso peso.
C'è altro lavoro da fare, senza dubbio, ma sento di essere sulla strada giusta.
Per queste quattro esperienze "negative" è arrivato Andrea, grandissima spinta a lavorare meglio su me stessa.
E forse Luca, chissà. Ho sbagliato tutto con lui perché sin dall'inizio ho sentito nei suoi confronti un istinto materno molto forte. Istinto materno IO, lo so, ridicolo. Ma è così.
Devo ancora capire qualcosa, che forse non ho voluto vedere per un po'.
Lanternino e occhi aperti, concentrazione... ed anche questa verrà risolta.
Sono un fuoco e sto bruciando. I just gotta keep going.
"Ciò che passa tornerà
È come un cerchio che la vita gira"
Da notare come arrivata a Katia ci siano tante brevi frasi. L'interruzione netta, la frattura, che si riflette nella scrittura. Mentre sono stata in grado di parlare più diffusamente e in un certo senso con una maggiore comprensibilità, di Tommaso e Luca.
La cautela nel nominare Andrea. Questa cosa non l'ho mai persa, la cautela. La paura che fosse sempre troppo presto. Beh, spesso mi ha protetta, ha funzionato. I guess that's why it stuck with me.
Commenti
Posta un commento